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VERBANIA – 18.01.219 – La porta è sempre rimasta aperta,

il colloquio è proseguito con toni “mai seriamente minacciosi” e il fatto che la denunciante l’abbia registrato significa che non voleva sottrarsi. Sono queste le considerazioni con le quali il gip del Tribunale di Verbania Beatrice Alesci ha archiviato le accuse di violenza privata ipotizzate in un fascicolo a carico della dirigente dell’Asl e consigliere comunale verbanese Liliana Maglitto. Il controverso episodio risale al 30 luglio del 2015 quando Maglitto, nella sua veste di coordinatrice degli infermieri dell’ospedale “Castelli”, convocò nel suo ufficio di Pallanza un’infermiera con la quale i rapporti di lavoro in precedenza non erano stati sereni. Questa chiese d’essere accompagnata da un rappresentante sindacale Rsu, che la seguì sino alla porta dell’ufficio ma che la dirigente non fece entrare, limitando il colloquio solo a chi era stato chiamato. E che, al termine di quell’incontro, sporse querela dicendo di essere stata costretta ad assistervi.

Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Nicola Mezzina portarono nell’ottobre 2017 a un primo rinvio a giudizio, ma con un capo di imputazione errato (furto di rame) dal quale fu assolta. Tornati in fase di indagini e dopo averne ascoltato la testimonianza, il pm ha avanzato richiesta di archiviazione, alla quale la parte offesa, assistita dall’avvocato Pipicelli, ha presentato istanza di opposizione, depositando anche la registrazione audio di quell’incontro. Ascoltata la quale il gip, udite le parti –Maglitto era difesa dall’avvocato Giuseppe Russo– ha rigettato l’opposizione, archiviando il procedimento.

 

 

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