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VERBANIA – 18.10.2017 – "Quei fatti non si sono svolti

come sostiene la parte offesa". Liliana Maglitto, dirigente Asl indagata per violenza privata dopo la denuncia di un’infermiera e, suo malgrado, protagonista ieri di un processo apertosi con il capo di imputazione sbagliato e subito chiuso con l’assoluzione, contesta la ricostruzione della vicenda e attende di sapere gli intendimenti della Procura. Difesa dall’avvocato Giuseppe Russo, è in attesa di capire quale sia l’origine dell’errore che ha portato a quell’imputazione inverosimile, ma soprattutto che cosa intenda fare il sostituto procuratore titolare del fascicolo. All’avviso di chiusura delle indagini, svolte senza che l’indagata fosse ascoltata, la stessa ha presentato una memoria difensiva e chiesto un interrogatorio che s’è tenuto regolarmente e nel quale ha spiegato la sua versione dei fatti. Maglitto ritiene quelle accuse calunniose, perché era perfettamente lecito per lei incontrare l’infermiera senza la presenza di terze persone, sindacalista compreso, ragion per cui sostiene l’insussistenza di alcuna violenza privata.

Dopo l’udienza di ieri il fascicolo è stato rimesso alla Procura, che ripartirà dalla fase di indagini e che dovrà decidere se, all’esito di denunce, testimonianze e memorie difensive, intende archiviare l’accusa o procedere con la citazione a giudizio. 

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