VERBANIA – 18.12.2018 – Chi percorre quotidianamente
la statale 34 del Lago Maggiore e ne conosce curve e rettilinei, punti critici e zone sicure non è, purtroppo, rimasto stupito dalla frana mortale del 2017, né da quella del mese scorso accaduta nel medesimo luogo, la Puncetta. La situazione di oggettivo pericolo, avvalorata da numerosi episodi verificatisi da Ghiffa al confine di Stato di Piaggio Valmara –quasi tutti documentati e acquisiti dalla Procura della Repubblica di Verbania– è ormai da tempo sottolineata dai frontalieri, dalle migliaia di lavoratori che tutti i giorni raggiungono la Svizzera per lavoro e che, già nel 2015, avevano presentato in Procura un esposto-denuncia sulle condizioni della 34. La chiusura dell’indagine per omicidio colposo e lesioni colpose s’accompagna a una terza ipotesi di reato, quella di frana. E, chissà che non sia lo spunto per quei lavoratori d’oltreconfine che si sono sfogati di recente in un’assemblea pubblica a Palazzo Flaim e che quotidianamente esternano, anche sui social network, il sentimento di sentirsi trascurati, per costituirsi parte civile e chiedere un risarcimento, anche simbolico.
Sul piano concreto, processi a parte, si attendono sviluppi sui costosi progetti di messa in sicurezza (si stima che tutti gli interventi costino circa 90 milioni di euro) e, soprattutto, sulla richiesta di dichiarare lo stato di emergenza per anticipare i tempi dei cantieri.