VERBANIA – 21.11.2018 – Due sono latitanti,
in fuga all’estero e ricercati anche dall’Interpol; gli altri quattro sono tutti in carcere, uno di questi addirittura in Corea del Sud, dove è stato estradato per scontare una condanna per furto e da dove rientrerà l’autunno prossimo (a fine pena) per rispondere alla giustizia italiana dei fatti commessi nel nostro Paese. È una banda specializzata –così la descrivono il questore del Vco Salvatore Campagnolo e il dirigente della Mobile Matteo Luconi (nella foto)– quella alla quale la polizia è riuscita a risalire indagando sul furto commesso il 31 gennaio all’ufficio postale di Ghiffa. I cittadini colombiani Miguel Angel Perez, Angel Armando Jimenez, Marta Catalina Ochoa Castellanos, Ivan Camilo Valois Castiblanco e altri due di cui non è stata fornita l’identità sono i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip del Tribunale di Verbania. E che in parte sono state, appunto, disattese perché probabilmente, avvertendo il fiato sul collo degli inquirenti, alcuni indagati sono fuggiti.
Che fossero degli specialisti è dimostrato dalla rapidità con cui hanno agito e dal modus operandi. Mentre all’interno dell’ufficio postale alcuni complici distraevano con un’abile messinscena l’impiegata, altri erano in contatto telefonico costante, anche in conferenza tra di loro, per coordinare la fuga. Fuga che ha visto i due mezzi utilizzati dai ladri dividersi: uno ha preso la strada per la Svizzera e Chiasso via Lugano, l’altro ha imboccato l’A26 a Baveno. Entrambi si sono ricongiunti nella zona nord di Milano, in cui sono residenti. La banda di sudamericani è sospettata di aver commesso altri furti in diverse località del centro-nord, sui quali indagano altre Procure. Se i sudamericani sono riusciti a sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine è anche perché sono stati attenti nell’impiego di auto e telefoni cellulari. Le schede sim utilizzate a Ghiffa a gennaio erano state attivate a novembre e, “bruciate”, sono state disattivate nei tre giorni successivi al colpo. Ma gli innumerevoli strumenti tecnici e tecnologici di cui dispongono oggi le forze di polizia non hanno dato scampo nemmeno a loro.