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VERBANIA – 21.11.2018 – Telecamere, celle telefoniche,

controlli in banca dati e un certosino lavoro di incrocio dei dati. È così che la Squadra Mobile della questura di Verbania ha identificato i sei presunti responsabili del furto con destrezza all’ufficio postale di Ghiffa accaduto lo scorso 31 gennaio. Sono cittadini di nazionalità colombiana residenti nel Milanese, tutti destinatari di un ordine di custodia cautelare disposto dal gip del Tribunale di Verbania su richiesta del sostituto procuratore Nicola Mezzina. Tre sono in carcere a Torino, uno è detenuto all’estero, due sono tuttora latitanti fuori dall’Italia. Miguel Angel Perez, Angel Armando Jimenez, Marta Catalina Ochoa Castellanos e Ivan Camilo Valois Castiblanco a metà mattinata del 31 gennaio agirono all’ufficio postale ghiffese. Alcuni erano all’interno, altri attendevano i complici in strada, all’interno di due auto pronte alla fuga. Da pochi minuti era passato il furgone della Mondialpol che aveva consegnato il denaro contante. L’unica operatrice dello sportello, oberata dal lavoro per le scadenze di fine mese, fu distratta nel momento in cui una donna disse di sentirsi male e di stare per svenire. L’impiegata si voltò verso il retro del bancone per porgerle un bicchier d’acqua e, quando si voltò di nuovo, non trovò più i clienti né, soprattutto, la busta contenente i 14.000 euro da poco consegnati dalla vigilanza.

La polizia giunse sul posto in breve tempo, ma le testimonianze raccolte dall’impiegata e dai clienti non fornirono indizi interessanti, così come furono infruttuosi i rilievi della Scientifica. L’indagine è quindi partita da zero. Gli uomini del commissario capo Matteo Luconi hanno passato al setaccio le immagini delle telecamere di videosorveglianza nelle due direttrici di fuga, verso la Svizzera e verso il basso Verbano, facendo emergere due veicoli sospetti –una Renault Megane e una Ford Focus intestate a cittadini stranieri possessori di oltre 140 veicoli ciascuno. L’incrocio col traffico telefonico della cella di Ghiffa negli orari del furto ha permesso di scremare sei utenze telefoniche, che sono state ricondotte agli arrestati grazie al raffronto con altri furti simili messi a segno nel centro-nord Italia che avevano portato a foto-segnalare i sei soggetti. Ciò ha permesso alla Procura di muoversi e di notificare le ordinanze di custodia cautelare.

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