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carpugnino profughi

BROVELLO C. – 10.06.2017 – Sono arrivati ieri,

a sorpresa, in numero maggiore al previsto, occupando un alloggio inagibile, senza che la popolazione ne fosse informata e sollevando più d’un malumore. Sono una ventina i profughi, tutti uomini in giovane età e appena sbarcati sulle coste meridionali italiane, che hanno trascorso la notte nel comune di Brovello Carpugnino. Sono stati fatti sistemare nel centro di Carpugnino, a un centinaio di metri dal confine con Stresa, in una palazzina di via Italia che è in fase di ristrutturazione da anni e che non possiede nemmeno gli infissi e i servizi igienici. Il primo pasto, la cena di ieri, è stata la pizza che i responsabili della cooperativa che ha in gestione hanno ordinato all’unico locale della frazione, poco distante l’edificio.

La notizia, che s’è rapidamente diffusa nel paese, ha suscitato stupore per le modalità in cui è avvenuto l’insediamento del centro di accoglienza e perché del tutto inaspettata. Domani il paese andrà alle urne per scegliere il nuovo sindaco e concludere la fase di transizione iniziata lo scorso autunno con le dimissioni del sindaco Cristina Bolongaro e del Consiglio comunale e l’avvento del commissario prefettizio Giuseppe Minissale e una delle prime “grane” che il nuovo primo cittadino – chiunque sia – dovrà affrontare sarà appunto quella dei profughi in via Italia. Le principali criticità di questa operazione sono infatti di natura tecnica. In primo luogo per il numero di profughi accolti, che supera abbondantemente la quota prevista dall’accordo ministero dell’Interno-Anci. Ragionando sull’accoglienza diffusa, il Viminale in febbraio aveva fissato criteri demografici stabilendo limiti al numero di richiedenti asilo per ciascun comune. Brovello Carpugnino, che conta poco meno di 700 abitanti, ne dovrebbe avere al massimo 6. Oggi se ne ritrova una ventina, per giunta in un immobile (come si può vedere dalle foto) che non è ancora ultimato. Per un episodio simile, avvenuto a fine febbraio nella vicina Stresa, s’era creato per una notte un piccolo “giallo”, poi risolto con la decisione di spostare i profughi fatti pernottare in un appartamento del centro privo di agibilità.

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