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MONTEBELLUNA – 10.02.2016 – I conti sono ufficiosi

e per l’ufficialità si dovrà attendere il cda del 19 febbraio. Sulle cifre provvisorie, peraltro aderenti ai risultati contabili, qualche riflessione la si può però fare. Il cda di Veneto Banca ieri ha dato una prima scorsa al bilancio 2015 dell’istituto di credito, che al 30 settembre presentava un passivo di 770 milioni e che nel 2014 aveva sfiorato – sempre in rosso – il miliardo. Il saldo conclusivo dell’anno – riferito all’intero gruppo bancario – appena concluso è previsto a -882 milioni.

Il risultato è stato determinato, ancora una volta, dalla “pulizia” operata sui crediti e dalle rettifiche, alle quali s’è aggiunto un rafforzamento delle coperture.

Tra i numeri salienti c’è il calo della raccolta. Veneto Banca nel 2015 ha gestito 38,8 miliardi di euro, il 4,2% in meno del 2015. Alla voce spese scende di 27,5 milioni (-7,5%) il costo del personale, anche per via della cura dimagrante iniziata con il nuovo piano industriale, la chiusura di alcune filiali, i prepensionamenti e i part-time. Crescono, al contrario, le altre spese amministrative di 60,5 milioni (+23%). I crediti deteriorati netti sono pari a 4,9 miliardi di euro (inclusa la controllata Bim), le sofferenze nette a 1,6 miliardi di euro.

La banca, che attende lo sbarco in Borsa e l’aumento di capitale, insiste nel piano industriale tra i cui obiettivi dichiarati ci sono il ritorno all’utile netto (160 milioni nel 2018, più di 235 nel 2020) e il rafforzamento degli indici patrimoniali.

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