MONTEBELLUNA – 15.11.2015 – Al peggio non c’è mai fine,
recita il detto. Un detto che nei corridoi di Montebelluna e nelle case di decine di migliaia di azionisti e di clienti di Veneto Banca inizia a circolare un po’ troppo spesso. Venerdì la banca ha ufficializzato la relazione consolidata al 30 settembre, certificando nei primi nove mesi del 2015 un passivo di 770 milioni di euro, che s’aggiunge al quasi miliardo del 2014 e che conferma, anzi peggiora, i conti dell’istituto, da ormai quasi due anni al centro di una bufera giudiziario-finanziaria che non s’è ancora placata.
Pesano, nel deterioramento dei conti, le svalutazioni e le rettifiche, e l’operazione di pulizia che ha portato a cancellare dal patrimonio 286 milioni di euro che la banca ha prestato ai clienti affinché finanziassero gli aumenti di capitale rafforzando – ma solo sulla carta, in una pratica che è sotto la lente d’ingrandimento delle autorità, e non solo bancarie – l’istituto sottoposto al giudizio della vigilanza europea.
Con più costi operativi (+7,8%) e meno ricavi (-11,6%) e nonostante l’aumento della raccolta indiretta (+3,6%), gli indici peggiorano. Veneto Banca, che amministra 40,3 miliardi di euro dei clienti, ha aumentato il tasso di copertura dei crediti deteriorati. Quanto agli indici patrimoniali, conta di migliorarli cedendo la controllata Bim per la quale si sta trattando con un gruppo svizzero e sottoscrivendo con la quotazione in borsa un aumento di capitale di un miliardo già preventivamente garantito da Banca Imi.
L’assemblea dei soci che si sarebbe dovuta tenere entro novembre, al massimo ai primi di dicembre, slitta alla seconda metà del mese, cioè presumibilmente prima di Natale. In quella sede verrà approvato il passaggio a spa, propedeutico alla quotazione a Piazza Affari, da completarsi entro aprile. I passaggi intermedi nell’immediato sono la pubblicazione della relazione di trasformazione (entro due settimane) e la comunicazione di recesso e rimborso (ai primi di dicembre). Quest’ultima sarà fondamentale per capire quanto gli azionisti, piccoli o grandi che siano, perderanno rispetto al valore di acquisto e alle svalutazioni già apportate nell’approvare il bilancio 2014.
A proposito di azionisti, l’omonima associazione presieduta dall’ex magistrato Giovanni Schiavon, nei giorni scorsi ha tenuto una conferenza stampa denunciando l’interruzione di ogni rapporto con i vertici dell’istituto dopo il passaggio di consegne tra il dimissionario presidente Francesco Favotto e il subentrante Pierluigi Bolla e le mancate comunicazioni a fronte di richieste ufficiali.