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VERBANIA – 05.02.2019 – Dopo il figlio, la mamma.

Era una sorta di attività di famiglia, ancorché illegale, quella che veniva gestita in un appartamento di Pallanzeno, lungo la vecchia statale del Sempione. In un alloggio preso in affitto da un’anziana signora del posto (con contratto regolare, intestato al figlio dell’imputata, già condannato con rito abbreviato per favoreggiamento della prostituzione) si esercitava il mestiere più antico del mondo. Inequivocabili, pubblicati sul sito Bakeca incontri Verbania, le pubblicità promettevano “qualsiasi tipo di gioco (…) senza tabù” in una “casa pulita, con aria condizionata e nascosta”. A offrire quelle prestazioni s’annunciavano “nuove arrivate, due orientali, due studentesse bellissime”. Erano donne cinesi che la polizia, partendo proprio dall’annuncio, individuò a inizio 2015. Gli agenti presero un appuntamento e si presentarono in Ossola a febbraio. Dall’analisi dei supporti informatici sequestrati a una delle due presunte prostitute (l’altra non aveva documenti e non era censita) e dall’utilizzo della bacheca elettronica degli annunci, gli inquirenti arrivarono a individuare mamma e figlio – ma anche il padre, poi prosciolto. Quest’ultima, Yin Fuxian, è stata giudicata oggi e ritenuta colpevole del reato di favoreggiamento della prostituzione. Il collegio del Tribunale di Verbania presieduto da Donatella Banci Buonamici (giudici a latere Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini) l’ha condannata a 4 anni e 600 euro di multa, oltre a due anni di interdizione dai pubblici uffici e dall’ufficio della curatela. Il pm Nicola Mezzina aveva chiesto che fosse condannata a cinque anni.

 

 

 

 

 

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