VERBANIA – 07.12.2018 – Non c’è prova del furto,
né tantomeno della ricettazione. Rimarrà senza responsabili la maxibolletta telefonica da 9.000 euro che l’istituto Sacra Famiglia dovette pagare nel novembre del 2016 per una serie di chiamate intercontinentali in Senegal effettuate da una scheda sim ritirata a una dipendente andata in pensione due anni prima, mai disattivata e sparita dall’ufficio della direttrice. Una volta messa a conoscenza del traffico telefonico dalla sede centrale, la dirigente andò a controllare e non trovò nell’armadio-vetrina del suo ufficio il vecchio apparecchio Nokia cui apparteneva la sim. Presentò denuncia ai carabinieri, che dall’analisi del traffico e dal codice Imei identificarono tre africani: Omar Bah del Senegal, il maliano Kaba Traore e Moussa Traore. Il primo, ex ospite del centro d’accoglienza, fu denunciato per furto, gli altri per ricettazione. Salvo il terzo, che ha scelto il rito abbreviato, Bah e Traore sono stati giudicati oggi dal Tribunale di Verbania, che li ha assolti. Il giudice Rosa Maria Fornelli ha accolto le tesi delle difese (Alessandro Corletto per il primo, Roberta Ferloni per il secondo), prendendo atto che anche la Procura, con il pm Maria Portalupi, non ha potuto chiedere la condanna in mancanza di elementi. “Nessuno ha visto il mio cliente portare via il cellulare – ha spiegato l’avvocato Corletto –, e non è una prova il fatto che abbia inserito la sua sim nell’apparecchio: è infatti provato che raccoglieva oggetti dismessi in Italia, telefonini e abiti, e li spedisse in Africa in un container. Prima di spedire quel telefonino l’ha testato con la sua scheda”.