VERBANIA – 02.11.2018 – “Mai avrei voluto che andasse così…”.
Dispiacere e pentimento sono i sentimenti che Omar Piccoli, il 23enne omegnese indagato per l’aggressione al 76enne di Nonio Marino Gallarotti, esterna nel raccontare il “fattaccio” del 10 maggio scorso, quel colpo inferto all’anziano intervenuto in piazza per placarlo nel litigio con la fidanzata. “Era lo zio di mia mamma, s’è intromesso bonariamente, invitandomi a smetterla. Ho sbagliato a reagire e l’ho colpito”, ha detto oggi in tribunale al giudice Rosa Maria Fornelli che lo sta processando per stalking. “Gli ho dato uno schiaffo sulla guancia, con la mano aperta, con il dorso”. Un manrovescio ben assestato, sufficiente per far perdere l’equilibrio all’anziano. “È caduto indietro, proprio nel punto in cui ci sono tre gradini di marmo. Ha picchiato la testa e ha perso subito conoscenza”, ha ricostruito. “Mi sono messo le mani nei capelli perché mi sono reso conto di quello che avevo fatto. Poi abbiamo chiamato i soccorsi. Io e mia mamma abbiamo cercato di rianimarlo, eravamo in linea con il 118 e seguivamo le istruzioni”.
Gallarotti non si riprese quel giorno e, nonostante la corsa in ambulanza al campo sportivo di Cesara e il trasbordo al “Maggiore” di Novara con l’elisoccorso giunto da Borgosesia, non ha più riaperto gli occhi. Il 28 settembre il suo cuore ha cessato definitivamente di battere e l’accusa di lesioni gravissime per la quale è stato arrestato il 6 giugno s’è tramutata nell’ipotesi di un omicidio preterintenzionale. Un’ipotesi che è al vaglio del sostituto procuratore Gianluca Periani, in attesa dell’esito dell’autopsia eseguita il 2 ottobre con lo scopo di accertare se c’è nesso di causalità tra il trauma cranico e il decesso, cioè se la morte non è sopraggiunta per un evento esterno. “Ho sbagliato e quando sbaglio l’ammetto – ha spiegato al giudice –. Io non volevo fargli male”.