STRESA – 30.11.2019 – Fine di un progetto
mai iniziato e di milionari impegni economici disattesi. Oggi alle 15 il Consiglio comunale di Stresa si riunisce per -tra gli altri argomenti- sancire l’ultimo anno dell’annosa vicenda della villa La Palazzola, che da quindici anni attende di diventare un centro culturale, turistico e ricreativo, ma che è al palo perché la Regione, che nel 2004 s’era impegnata a ristrutturarla con 5 milioni, quei soldi non li ha più, né è intenzionata a stanziarli.
L’atto che il sindaco Giuseppe Bottini sottopone oggi all’assemblea municipale è una transazione, che scioglie la Regione dagli impegni del 2004 e, di conseguenza, fa cadere il ricorso al Tar che cinque anni fa, in prossimità della scadenza dell’accordo di programma, l’allora giunta stresiana presentò per non perdere i soldi. È una sorta di “sconto” a Torino.
La storia inizia nel 2004, con l’accordo di programma che fa nascere la Fondazione La Palazzola, tuttora esistente. I soci sono il Comune, che conferisce l’immobile; e la Regione, che stanzia 40.000 euro per l’operatività e promette 5 milioni per il recupero da ultimare entro dieci anni. Lo scopo è recuperare la dimora gentilizia (edificio in degrado di metà ‘800 in centro, con vista sulle Isole e un parco di due ettari) facendone un centro culturale, turistico e ricreativo che ampli l’offerta turistica della Perla del Verbano. Viene dato incarico a uno studio di architettura, che elabora il progetto ma, da allora, più nulla. Stallo e paralisi producono che i fondi stanziati da Torino vengono dichiarati in perenzione. Nel 2014, prima che l’accordo scada, Stresa si rivolge al Tar per avere il denaro promesso. Il procedimento, incardinato, è ancora da discutere.
Tra fine 2018 e inizio 2019 la Regione, per risolvere la grana, avvia la trattativa con la giunta Bottini per un accordo. La “pace” vale 1.300.000 euro che la Regione verserà al Comune uscendo al contempo dalla Fondazione e che Stresa, a sua volta, riverserà alla Fondazione, che rimane in vita. Considerando che l’impegno iniziale di Torino era stato di 5 milioni e che, negli anni, ha erogato 761.004,23 euro per progettazioni e manutenzioni ordinarie e straordinarie, calcolando 1,3 milioni di transazione, Stresa le “sconterà” quasi tre milioni, ovvero 2.938.995,77.
Sull’operazione restano molti interrogativi, che il Consiglio oggi è chiamato a discutere. Che cosa ne sarà della villa, e che ne farà Stresa visto che 1,3 milioni non bastano per recuperarla? Senza la Regione, può esistere una Fondazione con la sola Stresa? E se venisse sciolta la Fondazione, chi pagherebbe le spese -stimabili in qualche centinaia di migliaia di euro- dell’atto notarile per far tornare l’immobile nel patrimonio comunale?