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kelly disco

VERBANIA – 05.07.2019 – Una “devastazione”.

È questo il termine con cui i carabinieri hanno descritto lo stato in cui si trovava l’ex discoteca Kelly Green di Omegna il giorno in cui furono chiamati a intervenire. Era la sera del 28 agosto 2016 e in città fervevano i festeggiamenti della patronale di San Vito. Dalla centrale una pattuglia dei carabinieri di Omegna fu mandata sul lungolago Gramsci per verificare strani movimenti all’interno del locale che aveva chiuso i battenti a marzo. Quando entrarono, i militari trovarono un uomo –identificato poi in Antonino Di Giovanni, originario di Palermo ma residente nel Vercellese– che, insieme a due cittadini di nazionalità romena, stava smantellando il locale. Disse che era stato incaricato dalla proprietà. Era buio, si vedeva poco e percependo un ambiente pericoloso i militari rinviarono il sopralluogo all’indomani. Tornati nell’ex discoteca con la luce del giorno, trovarono Di Giovanni e altri due stranieri (un romeno e un albanese), diversi da quelli della sera prima. E videro che il locale era a soqquadro. C’erano calcinacci dappertutto, mancavano i sanitari, l’impianto elettrico e, addirittura, il rame era stato sfilato dai cavi. Riscontrarono lo stato di grave dissesto dei luoghi –la discoteca fu poi dichiarata inagibile da vigili del fuoco e tecnici comunali–, identificarono i presenti e presero nota del materiale caricato sul camion posteggiato al di fuori del locale. Ventiquattro ore dopo il presidente del Cai di Omegna, proprietario dei muri, sporse la denuncia che ha portato al processo per appropriazione indebita aggravata in cui l’imputato è Di Giovanni. Che, difeso dall’avvocato Guido Pitzalis, sostiene di aver eseguito gli ordini dei due soci che poco tempo prima avevano rilevato la società che gestiva il locale dallo storico proprietario. Una dei due soci ha smentito d’aver autorizzato la rimozione degli impianti mentre il secondo, che deteneva il 90% delle quote, non è venuto a testimoniare. Il giudice Annalisa Palomba ne ha disposto l’accompagnamento coattivo per l’udienza del 15 luglio. Parte offesa, e costituita parte civile con l’avvocato Francesca Caldi, c’è il Cai di Omegna che oltre a non aver riscosso 80.000 euro di affitti arretrati, stima d’aver subito un danno di 100.000 euro. Una danno che, se mai ce ne fosse stata la possibilità, dissuade chiunque dal riaprire la storica discoteca (già Perla, poi Kelly Green) tanto rimpianta dagli omegnesi.

 

 

 

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