VERBANIA – 19.05.2018 – La tragedia che si portò via
Marta Magistrini (nella foto) non fu un semplice incidente stradale dall’esito mortale, ma l’effetto dell’inadeguatezza della strada. È questa, sin dalle ore successive a quella mattina del 20 aprile 2013, la tesi sostenuta dalla Procura di Verbania nel sinistro che si verificò in via degli Scalpellini, la discesa che dallo svincolo di Baveno dell’A26 porta sulla statale 33. Una tesi che ha portato al rinvio a giudizio d’un manager di Autostrade per l’Italia. L’ingegner Riccardo Rigacci, direttore del 1° tronco (la rete di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria) è a processo al tribunale di Verbania per omicidio colposo aggravato perché, sostiene il sostituto procuratore Laura Carrera, quel tratto di strada che in seguito all’incidente venne rifatto -e che la Procura sequestrò nel maggio 2013 disponendone una perizia-, era pericoloso.
Magistrini, 45 anni, architetto di Cureggio con la vocazione per gli altri (era presidente dell’Abio - Associazione bambini in ospedale di Verbania e volontaria del Centro aiuti per l’Etiopia), quel sabato mattina con la sua Fiat Panda stava dirigendosi a Verbania. Nella discesa del breve rettilineo che precede la galleria collocata pochi metri sopra lo svincolo, invase l’altra corsia e si schiantò contro il furgone di un artigiano di Baveno, perdendo la vita. Quello fu il terzo incidente in via degli Scalpellini di quella giornata, successiva a un giorno di pioggia. Pioggia che, nelle ripetute e numerose segnalazioni della Polstrada del Vco e della polizia municipale di Baveno, era una condizione che rendeva scivolosa la via, su cui si riscontrava in quelle circostanze una sorta di patina oleosa. L’aver sottovalutato l’alta incidentalità accertata e i richiami delle forze dell’ordine a intervenire è ciò su cui si basa l’accusa.
Nella prima udienza del processo è stato ricostruito l’incidente e sono state illustrate le statistiche dei precedenti sinistri. L’autista del furgone ha raccontato d’aver visto venirgli addosso la Panda che viaggiava a una velocità non elevata. In quel tratto il limite -proprio per la pericolosità- è fissato in 40 chilometri orari. Su questo e sull’eventuale imprudenza dell’automobilista si basa la linea della difesa, che sarà discussa il 27 settembre.
Nel procedimento non ci sono parti civili. La famiglia di Magistrini è stata risarcita e ha destinato una quota di quel denaro alla Onlus “Marta per gli altri”, nata dal desiderio di portare avanti i progetti e il sentimento di altruismo che hanno contraddistinto la vita del giovane architetto novarese.