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ROMA – 27.03.2018 – Il tribunale di Roma non è competente

territorialmente e il processo agli ex Veneto Banca deve essere re-istruito a Treviso. È questa la decisione con la quale oggi il gup romano Lorenzo Ferri, accogliendo le richieste delle difese degli imputati, ha di fatto concluso la parentesi capitolina nel procedimento che vede accusati, a vario titolo, di ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio vecchi amministratori, manager ma anche imprenditori, del crac dell’istituto di credito di Montebelluna.

Secondo l’accusa i conti sono stati ripetutamente manipolati per nascondere il deficit patrimoniale della banca, celando alle autorità di vigilanza uno stato di grave dissesto. Questo reato si sarebbe però consumato nella marca trevigiana, e non a Roma – dove ha sede Banca d’Italia – e, per questo, il tribunale competente a decidere è quello di Treviso. L’ordinanza del gup fa regredire il procedimento alla fase delle indagini preliminari e toccherà quindi alla Procura veneta riprendere l’iter giudiziario. Questa decisione porta anche la dichiarazione di non luogo a provvedere sulla richiesta di esclusione di Intesa Sanpaolo come responsabile civile.

Per gli 11 imputati – tra cui l’ex presidente Flavio Trinca, l’ex direttore generale Vincenzo Consoli, manager e componenti del collegio sindacale – e le loro difese è una buona notizia, anche perché fa avvicinare i termini della prescrizione dei reati.

Per le oltre 5.000 parti civili, in gran parte piccoli soci-risparmiatori (tra cui una quarantina del Vco rappresentati dagli avvocati Matteo Moschini e Clarissa Tacchini), si tratta di ricominciare da capo, peraltro nello stesso tribunale in cui, alla sezione fallimentare, si sta discutendo lo stato di insolvenza di Veneto Banca, che potrebbe preludere alla dichiarazione di fallimento con le possibili conseguenze penali di eventuali reati di bancarotta.

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