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STRESA – 11.11.2017 – La causa è complicata

e verrà discussa, ma per il momento tutto rimane così come è e i lavori restano sospesi. Si prospettano lunghi i tempi per veder risolto il contenzioso nato attorno al cantiere di un eliporto che una famiglia russa acquirente di una villa a Vedasco, frazione alta di Stresa, ha iniziato a costruire in primavera.

Contro l’autorizzazione ha ricorso un vicino di casa che, ottenuta una prima sospensiva del cantiere il 5 luglio, il 7 novembre s’è visto confermato il provvedimento, in attesa che i giudici della seconda sezione del Tar Piemonte entrino nel merito. Sono loro, con l’ordinanza che segue l’udienza di inizio settimana, a dichiarare “che il giudizio verte su questioni complesse, anche di carattere tecnico” e che la “disamina non appare compatibile con la cognizione sommaria propria della presente fase processuale e che dovranno trovare adeguato approfondimento nella sede di merito”. La morale: rinvio per discussione al 14 marzo 2018.

Nel merito la vicenda non viene approfondita e restano in piedi le autorizzazioni dei proprietari (permesso di costruire, autorizzazione Enac al sorvolo, via libera paesaggistico…) e le obiezioni dei vicini sull’impatto paesaggistico e idrogeologico dell’opera.

La pratica per realizzare una pista d’atterraggio per elicotteri è stata aperta addirittura nel 2016, ma è nei primi mesi del 2017 che si completano le procedure burocratiche. L’8 maggio il Comune di Stresa rilascia il permesso e iniziano i lavori, che consistono nell’abbattimento di alcune piante e nella movimentazione terra – senza opere murarie – di 700 metri cubi di terra (360 di scavo, 340 di riporto) su un’area di 1.270 metri quadrati. A luglio, con i lavori sospesi e il procedimento amministrativo incardinato al Tar, il Comune effettua un sopralluogo e riscontra la conformità tra quanto realizzato e quanto autorizzato. Da allora più nulla è stato fatto. E bisogna aspettare. Quantomeno il 14 marzo, data della prima udienza di merito. Ma anche oltre, perché non è escluso che la decisione – a prescindere da chi avrà ragione al Tar – non si trascini al Consiglio di Stato.

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