VERBANIA - 07.11.2017 - I carabinieri se n'erano andati
e, nella baita devastata, in tre stavano ripulendo il pattume lasciato da quell'ospite indesiderato sfuggito alla cattura: padre, figlio e un amico del figlio. Il padre, proprietario del rustico situato ai 1.864 metri dell'alpe Matogno, a Montecrestese, salì nel sottotetto per riporre alcuni abiti in un armadio basso e stretto. I capi entravano a fatica. Pigiò e premette finché dall'anta non vide uscire due mani che lo afferrarono.
È finita così, il 4 aprile scorso, la latitanza di Lucian George Corbea, 22enne romeno senza fissa dimora che nel tardo inverno dimorava nei boschi della Val Agarina imperversando tra le baite e che ora è a giudizio a Verbania per possesso e porto abusivo di armi, violazione di domicilio e furto aggravato.
Il giovane viveva d'espedienti, forzava le finestre delle baite disabitate nella stagione fredda, razziandole e lasciando dietro di sé di tutto, dai rifiuti agli escrementi. Un uomo che saliva verso l'alpe Lago quel giorno, insospettito dai segni di effrazione, scoprì che l'intruso era nella baita di un conoscente. Raggiunto un punto in cui c'era campo per telefonare, l'avvisò. Vennero informati i carabinieri, che mobilitarono un elicottero della Guardia di finanza per salire in quota, dove però non trovarono nessuno. Il proprietario, che nel frattempo era salito a piedi in un'ora e mezza abbondante di cammino, vide la devastazione e gli furono mostrate due pistole - una Browning 7,65 e un pezzo non identificabile di più piccolo calibro - che l'intruso aveva lasciato sul tavolo e in uno zaino insieme a altri oggetti. Per questo, per il sospetto che fosse armato, quando più tardi scoprirono che, quasi come un contorsionista, s'era nascosto dove i militari non pensavano e non l’avevano cercato, il proprietario si spaventò, bloccandolo nel mobile sino al ritorno delle forze dell’ordine.
Corbea, arrestato quel giorno, è tutt'ora detenuto a Vercelli. Deve rispondere di gravi reati, sottoposti al giudizio del collegio presieduto da Donatella Banci Buonamici con Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini giudici a latere. Nell'udienza odierna il pm Nicola Mezzina ha ricostruito i fatti attraverso le testimonianze dei proprietari dei rustici e di un operante, facendo rilevare l'ignota provenienza delle armi, non censite. Per la difesa, sostenuta dall'avvocato Alberto Zanetta, si tratterebbe di residuati bellici trovati sui monti, senza proiettili e probabilmente inutilizzabili perché, come ha confermato il comandante della stazione dei carabinieri di Crevoladossola, arrugginiti e malmessi.
Nella prossima udienza del 16 gennaio testimonierà l'esperto della questura che ha esaminato le armi e, se necessario, il tribunale disporrà una perizia, peraltro già chiesta dalla difesa.