VERBANIA – 04.07.2016 – Sfiduciato per una scrivania.
L’aver acquistato mobili per ufficio da un consorzio artigiano di cui è fondatore e amministratore è costato al presidente della Casa di riposo Maurizio Muller, Massimo Maspoli, la fiducia dei membri del cda. La resa dei conti, guidata dal Movimento 5 stelle che già venerdì l’aveva annunciata e che ieri l’ha ufficializzata, s’è consumata sabato. Riunito nella sua sede intrese, il consiglio ha discusso di due acquisti effettuati senza gara d’appalto poiché sotto la soglia per la quale negli enti pubblici (ai quali il Muller è equiparato) scatta l’obbligo di gara. La discussione è stata serrata. A guidare la protesta Concetto Drago, pentastellato, medico e membro del cda nominato dal Consiglio comunale di Verbania. È lui che ha incalzato il presidente su questo acquisto e su un altro ordine – due lavastoviglie, peraltro chieste dalla direzione – portato a termine con la medesima procedura.
Sul piano legale l’operazione, a meno che qualcuno non provi il contrario, è legittima, come ha confermato il segretario dell’ente. Non, secondo Drago e altri consiglieri, sul piano dell’opportunità e della trasparenza. Maspoli, che ha ribattuto come nel suo curriculum, messo in rete, non abbia mai nascosto il suo legame con il consorzio, ha tirato dritto senza presentare le dimissioni come gli era stato chiesto in settimana. Posta in votazione, la mozione di sfiducia è stata approvata con 4 voti favorevoli (Drago, Bruna Togni nominata dal sindaco di Verbania, Maurizio Oldrini altro rappresentante del Consiglio comunale verbanese e Maria Rita Rotondi per il comune di Cambiasca). Contro ha votato Ettore Perelli Cippo, che nel cda è espressione del prevosto di Intra. Astenuto il vicepresidente, già presidente in passato, Ennio Calegari, che è stato nominato dagli eredi della famiglia Muller.
Il voto, in sé, non ha alcun valore, perché lo Statuto dell’ente non prevede la possibilità di sfiduciare il presidente. Suona però come un campanello d’allarme perché, rotta l’armonia, il presidente è stato messo in minoranza.
La battaglia è stata, come detto, condotta dal M5S, che venerdì aveva annunciato in una nota stampa un po’ sibillina la convocazione del cda “per dibattere, a tutto campo, le eventuali criticità dell’ente emerse nel corso degli ultimi mesi”. Nella serata di ieri un’altra stringata dichiarazione che comunica la sfiducia (ma non ne spiega i motivi) e ribadisce come il movimento sia “al fianco dei cittadini proseguendo la sua battaglia meramente per la trasparenza, la legalità e la tutela dei degenti”.
Una sfiducia solo teorica e le mancate dimissioni del presidente – che Maspoli pare non abbia intenzione di dare, ritenendo di essere nel giusto – creano una situazione di stallo, che è anche poco comprensibile. Tolti gli esponenti di parrocchia, Cambiasca e eredi Muller, la lotta è tutta intestina ai delegati verbanesi. Quelli di nomina sindacale (che al sindaco Silvia Marchionini rispondono) si sono divisi, con Togni contro Maspoli. Quelli nominati dal Consiglio comunale, che mai ha discusso della vicenda, nemmeno in conferenza dei capigruppo, hanno invece spinto per esautorare il presidente.