VERBANIA – 08.11.2015 – Ci siamo abituati a vederli circolare
con una certa frequenza. Furgoni di grandi dimensioni, con targa ucraina o di un paese dell’Est, si fermano in città, caricano pacchi e scatoloni e poi tornano nel loro paese. Le clienti sono le decine di badanti ucraine che con i soldi guadagnati in Italia comprano oggetti e merci della natura più disparata che poi li spediscono alle famiglie rimaste nei paesi d’origine.
La scorsa primavera una pattuglia della polizia municipale fermò un Fiat Ducato al volante del quale c’era un uomo di nazionalità ucraina, proveniente dal suo paese al quale avrebbe fatto ritorno con i colli appena caricati. Secondo i vigili che gli controllarono i documenti era sprovvisto delle appositi autorizzazioni, italiane e internazionali, per svolgere questo commercio come attività. Decisero quindi di elevare un verbale, comminando un’ammenda di quasi 3.000 euro e, svuotato dai pacchi, di sottoporre il furgone a fermo amministrativo per tre mesi. Contro questo provvedimento la proprietaria del mezzo – una donna – ha opposto reclamo dal giudice di pace e l’ha visto accolto, ottenendo non solo l’annullamento del verbale e delle sanzioni, ma anche un risarcimento di 400 euro dal comune di Verbania. Che, ribadendo la regolarità dell’operazione, ha deciso di ricorrere a sua volta al giudice di secondo grado.