VERBANIA – 26.03.2019 – Il sistema era rodato
e funzionava come una vera attività economica. L’industria della cittadinanza, il pacchetto viaggio aereo / soggiorno / residenza / passaporto dall’Italia al Brasile funzionava e produceva utili: 1.000 pratiche in un anno e mezzo a 7.000 euro l’una per un guadagno stimato di oltre 5 milioni di euro. A gestirle, con vere e proprie agenzie organizzate (e abusive, a Domo, Armeno, Omegna e Ornavasso), era un gruppo di brasiliani stabilitisi tra il Vco e nell’alto Novarese che, ai clienti desiderosi di avere un passaporto italiano (e quindi Ue), insinuandosi nelle pieghe della legge e sfruttando il ventre molle della burocrazia, garantivano in tre giorni l’ottenimento della cittadinanza e, a seguire, carta d’identità e passaporto.
Il sodalizio criminale
Il gruppo criminale organizzato ha cessato la sua attività stamane, quando la questura di Verbania ha fatto scattare l’operazione della squadra Mobile “Super Santos”, arrestando cinque persone (una sesta ha l’obbligo di firma) in esecuzione di otto misure restrittive della libertà personale autorizzate dal gip del Tribunale di Verbania. In manette due coppie di brasiliani. Una, residente a Ornavasso: M.Z. del ’66 l’uomo; M.T.F, 56 anni lei. Una a Domodossola: G.K.K. del ’79 il maschio e W.K. del ’78 la femmina. Tutti e quattro si trovano in carcere tra Vercelli (nella sezione femminile) e Verbania. A Pallanza è recluso anche M.D.M.C., 23 anni, giovane residente a Meina. L’obbligo di firma tre volte la settimana interessa E.G., del ’61, veneto residente in provincia di Padova.
Il modus operandi
L’indagine è scattata nel 2016, dopo la segnalazione alle autorità del sindaco di Macugnaga, stupito che all’anagrafe del comune Walser si presentassero a chiedere la residenza numerosi cittadini brasiliani. Da accertamenti cartolari e, poi, passando per intercettazioni e pedinamenti, la polizia è arrivata a scoprire un “sistema” che ha portato a 1.000 pratiche di richiesta di cittadinanza e al rilascio di 800 passaporti. Un “sistema” che non s’è arrestato nemmeno dopo le prime perquisizioni e i relativi avvisi di garanzia. Un “sistema” che si basava sulla facilità con cui 35 comuni di Vco e Alto Novarese (i più grossi: Domodossola, Omegna, Arona e Orta San Giulio) concedevano la residenza ai clienti che le agenzie abusive –sanzionate anche amministrativamente– arruolavano in Brasile offrendo loro il viaggio, l’alloggio, la residenza in circa 60 immobili affittati allo scopo, un soggiorno turistico in zona e l’assistenza in tutte le pratiche amministrative. Al termine della trafila i brasiliani neoitaliani potevano tornare a casa col passaporto in tasca e, in alcuni casi, anche sfoggiandolo con selfie pubblicati sui social network. Tutti loro, circa un migliaio, sono stati denunciati a piede libero.
La legge dello ius sanguinis
La cittadinanza “facile” è possibile grazie alla legge italiana e al principio dello ius sanguinis secondo cui chi è discendente di un italiano emigrato può ottenere il passaporto italiano. Per averlo, oltre a documentare l’albero genealogico, è necessario essere residenti in Italia. E qui, sfruttando i controlli non spesso troppo accurati delle anagrafi comunali, intervenivano i mediatori brasiliani, che offrivano un servizio completo prelevando i clienti all’aeroporto (dove arrivavano a fini turistici senza visto perché i rapporti Brasile-Italia non lo prevedono) e dando loro una casa e tutte le indicazioni per avere la cittadinanza. Ovviamente dietro lauto pagamento.
Nella foto, da sinistra: il dirigente della Mobile, commissario capo Matteo Luconi, il questore Salvatore Campagnolo e il vicequestore Andrea Lefano, capo di gabinetto della questura di Verbania.