VERBANIA – 18.03.2019 – L’incidente nautico
tra lo yacht d’altura e il motoscafo fu colpa di chi stava ai comandi dello scafo più grande. Così ha deciso, confermando, sia la sentenza di primo grado, sia quella d’Appello (con riduzione della pena) la Corte di Cassazione che ha definitivamente chiuso il “caso” di Belgirate. Il 19 agosto del 2011, a circa 200 metri dalla riva e nello specchio d’acqua antistante il comune rivierasco, collisero lo yacht Brandaris da 18 metri di proprietà di un turista olandese che stava trascorrendo l’estate su Verbano; e il tender Gobbi da 4,70 metri su cui si trovavano tre persone residenti nel basso lago. Il primo era condotto dal proprietario, Jan Keizer; il secondo da Moreno Morosini di Castelletto Ticino, che aveva accanto a sé un uomo e una donna: l’ucraina residente a Sesto Calende Marina Spiridonova. Entrati in rotta di collisione, i due natanti si urtarono. E, nell’impatto, Spiridonova fu sbalzata in acqua, venendo ferita a morte dalle eliche dei motori.
Nel fascicolo per omicidio colposo aperto dalla Procura, la ricostruzione iniziale dei periti ricondusse la responsabilità a Morosini, che però venne poi assolto in udienza preliminare, quando il processo svoltò e l’indagato divenne Keizer. Che, assistito dall’avvocato Giuseppe Russo, nei tre gradi di giudizio ha sostenuto una tesi diversa da quella prospettata dall’accusa, cioè che la colpa dell’incidente fu di chi manovrava l’imbarcazione più piccola. In primo grado, a Verbania, il giudice Luigi Montefusco condannò Keizer a due anni. In Appello la sentenza è stata confermata con la riduzione della pena a un anno, che la Cassazione ha ribadito.
Resta aperto, dal giudice monocratico verbanese, un procedimento per lesioni colpose innescato dalla denuncia di Morosini nei confronti di Keizer.