VERBANIA – 28.07.2015 – ll presidente è vostro ma lo scegliamo noi.
È questa la sintesi del paradosso politico vissuto ieri sera nella sala giunta del comune di Verbania, dov’era in discussione la surroga del presidente della IV Commissione consiliare (Servizi alla persona) Renato Brignone. Dimessosi in aprile in aperta polemica con il Pd e la maggioranza, Brignone non è stato sostituito per quasi quattro mesi.
Ieri è finalmente arrivato il momento di indicare il suo successore. E è stata bagarre. Pd e Con Silvia per Verbania (la maggioranza) ha concesso ai gruppi di minoranza di indicare loro una candidatura, confermando gli accordi che avevano portato l’anno scorso alla presidenza Brignone. Il quale ha proposto Stefania Minore. Un nome decisamente sgradito alla maggioranza, che ancora l’altro giorno ha sparato pubblicamente bordate fortissime contro l’ex rappresentante dei 5 stelle, ora nel gruppo misto. Non volendo votarla, la maggioranza ha chiesto al presidente facente funzione, Giorgio Tigano (Fronte nazionale) il rinvio dell’elezione. Tigano non ha accettato ritenendo che fosse imperativo nominare un presidente e invitando Pd e lista civica a indicare loro un nome. La maggioranza, che tra le opzioni aveva a) abbandonare l’aula e far mancare il numero legale, b) votare Minore o accettarne l’elezione, c) indicare un altro presidente, ha optato per l’ultima ipotesi, votando Lucio Scarpinato (nella foto) di Forza Italia. Il quale, eletto suo malgrado e senza che si fosse candidato, ha subito rinunciato alla carica creando un imbarazzante stallo e una situazione kafkiana, dalla quale nessuno ha saputo indicare una via d’uscita se non rimandare tutto alla prossima seduta.
Il giorno dopo l’incidente, il Pd s’è affrettato a diffondere un comunicato firmato Davide Lo Duca (capogruppo) e Riccardo Brezza (segretario cittadino) in cui ufficializza il “no” a Minore presidente, una “candidatura-provocazione” di una persona che “non ha la sobrietà e la capacità di stare sopra le parti”. E in cui accusa Tigano di “un brutto arbitraggio” e di essersi “opposto ad un diritto sacrosanto dei consiglieri di vedere messa ai voti una proposta razionale e di buon senso”.
A stretto giro di posta è arrivata la replica, punto per punto, di Brignone che bolla le proteste come “mezze verità, retorica, e palesi bugie”.
In possesso degli strumenti e dei numeri per imporsi, la maggioranza ha solo rimandato il problema, che si riproporrà alla prossima riunione. E, a meno che non trovi un’intesa con i gruppi di minoranza, dovrà scegliere se accettare Minore o se nominare uno dei suoi alla presidenza.