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targa estera

VERBANIA – 12.02.2019 – Il divieto è assoluto

e le sanzioni sono salate. Da dicembre, da quando è entrato in vigore il Decreto sicurezza, sulle strade di tutta Italia –ma in particolare del Vco– viaggiano dubbi e problemi legati all’utilizzo di auto con targhe estere. Nel tentativo di dare un giro di vite ai “furbetti” che comprano l’auto al di fuori dell’Italia per risparmiare (anche) su bollo e assicurazione, il governo ha fortemente penalizzato gli italiani che lavorano in Svizzera. La rivisitazione dell’articolo 93 del codice della strada, infatti, prevede che chiunque risieda in Italia (italiano o no, tranne gli iscritti all’Aire) da almeno 60 giorni non può guidare sulle strade italiane veicoli con targa estera, Ue o non Ue. E se quel veicolo lo possiede, per evitare la confisca deve reimmatricolarlo (o esportarlo) in Italia entro 180 giorni. La sanzione amministrativa è pesante e va da 712 a 2848 euro, prevede il ritiro della carta di circolazione del veicolo che, se non sanato entro i 180 giorni, subisce la confisca amministrativa. L’unica deroga concessa riguarda i veicoli immatricolati nell’Unione europea il cui conducente dimostri carte alla mano (che se non esibisce paga da 250 a 500 euro di multa) che li ha in uso per leasing o in comodato per lavoro, purché la società proprietaria non abbia sedi secondarie in Italia.

Lo scopo è molto chiaro: porre fine al fenomeno delle auto comprate all’estero per circolare nel nostro Paese. L’effetto collaterale, almeno nel Vco, perché confina con uno stato non Ue (la Confederazione elvetica) è che a pagare so no i frontalieri, coloro che guidano l’auto dell’azienda e la utilizzano per rientrare a casa e ripartire al mattino o, peggio ancora, che sono titolari di un’impressa in Svizzera –con mezzo targato Ticino– ma abitano al di qua del confine. Per la legge, che è tassativa e non si presta a interpretazioni come conferma la Polstrada del Vco, sono fuori norma e, per non pagare le sanzioni, devono lasciare il veicolo elvetico nella Confederazione e cambiare mezzo quando entrano in Italia. Questa novità, naturalmente, ha suscitato e sta suscitando numerose proteste.

 

 

 

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