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VERBANIA – 07.02.2019 – L’opportunità d’un affare immobiliare

ai piedi del Monte Rosa diventa una truffa da 26.500 euro. È questo l’importo che una coppia aronese ha versato, in due tranche –20.000 euro di acconto più 6.500 come anticipo spese– nella primavera del 2017 a una procuratrice d’aste di Torino per l’acquisto di un rustico ad Alagna, in Valsesia. L’avevano scelta su suggerimento di un parente che aveva in corso un’operazione con lei e, insieme, avevano vagliato –pur senza poter effettuare un sopralluogo– tra le offerte delle aste immobiliari fallimentari una baita da 60.000 euro messa in vendita dal Tribunale di Pavia.

Per poter presentare un’offerta l’intermediatrice chiese e ottenne due acconti, ricevendo con altrettanti bonifici 26.500 euro. Incalzata dai clienti sull’esito dell’asta, dette loro la buona notizia: s’erano aggiudicati l’immobile. Nei giorni successivi, tuttavia, all’annuncio non seguì alcun atto ufficiale. Sollecitarono e iniziarono a preoccuparsi perché non giungevano risposte. La preoccupazione crebbe quando il parente che aveva caldeggiato la procuratrice fu contattato dalle forze dell’ordine per problemi con la sua operazione. In quel momento gli acquirenti capirono di essere stati raggirati e presentarono la denuncia che ha portato la donna a processo per truffa aggravata.

 

 

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