VERBANIA – 02.02.2019 – Nessuna prova, né testimonianza:
solo uno scarno fascicolo d’indagine che non ha retto di fronte al giudice. È stato lo stesso pm d’aula, Anna Maria Rossi, a chiedere l’assoluzione per un uomo di Baveno rinviato a giudizio per detenzione e spaccio di sostante stupefacenti. I fatti si riferiscono a fine 2013, quando i carabinieri stavano indagando sullo smercio di cocaina sul Verbano. I militari puntarono l’attenzione sul bavenese, nell’auto del quale –un’Audi– erano stati autorizzati dal pm a piazzare un segnalatore gps. Sospettavano che, nei suoi pochi e brevi spostamenti verso la Lombardia, si approvvigionasse di stupefacente. Il 22 novembre l’attesero all’uscita dello svincolo autostradale di Baveno con un posto di blocco. Rientrava da Gallarate, dove s’era fermato per pochi minuti ed era ripartito per tornare a casa. E aveva nell’auto un involucro contenente 15 grammi di cocaina. I militari lo trovarono in un vano dell’abitacolo, nascosto vicino alla maniglia con cui si regola lo scorrimento del sedile del passeggero, dove quel giorno si trovava un’altra persona. Quest’ultimo, un uomo del ’75 residente a Baveno, per quella droga ha patteggiato e già fatto i conti con la giustizia. Le accuse nei confronti dell’autista, invece, sono rimaste in piedi e si sono trascinate in aula in un processo concluso con un’assoluzione, nel quale lo stesso carabiniere che portò a termine la perquisizione ha riferito che la droga non era nella disponibilità dell’imputato. Motivo, questo, per cui la stessa accusa ha chiesto l’assoluzione, sposando le tesi dell’avvocato difensore, Gabriele Pipicelli, accolte anche dal giudice.