LOCARNO - 01.02.2019 - Trovare soluzioni condivise
con l’Italia sul livello del Lago Maggiore. Il Governo ticinese ha scritto in questi giorni all’Ufficio federale dell’Ambiente di Berna, per chiedere l’istituzione di un organo italo-svizzero di consultazione e vigilanza per la gestione delle acque transfrontaliere. Al centro della querelle, appunto, il livello del Verbano. Alla fine dell’anno scorso le autorità italiane avevano proposto di mantenerlo nella bella stagione a un metro e 50 sopra lo zero idrometrico di Sesto Calende. Una proposta che in pratica contrastava la misura di un metro sopra lo zero sottoscritta nel lontano 1943, nell’accordo tuttora in vigore.
L’idea italiana dell’innalzamento nasce in relazione ad una sperimentazione in corso -dal 2015 al 2020- che ha l’obiettivo di utilizzare il lago come riserva d’acqua per agricoltura e aree naturali a sud della diga della Miorina. Sperimentazione che fino all’anno passato era arrivata a un livello di 1,25 sopra lo zero idrometrico. Più questa misura sale, però, e più cresce la preoccupazione in Ticino, dove le piene e le esondazioni recano danni e disagi. Secondo gli svizzeri, tra l’altro, i risultati ottenuti nei primi anni di sperimentazione non avrebbero fornito elementi sufficienti e scientificamente fondati per permettere di mantenere il lago più alto.
Sui livelli del lago, in contrasto con le sperimentazioni e con le decisioni del governo centrale, sono schierati anche i sindaci dei comuni italiani della sponda piemontese, che ritengono di subire danni al turismo, alle infrastrutture e di tipo naturalistico.