VERBANIA – 29.01.2019 – Tirare avanti di qualche mese,
rinviare il dissesto ma senza saldare i fornitori. Sono queste le prospettive della Provincia del Vco emerse ieri sera nell’assemblea dei sindaci tenutasi al Tecnoparco, di fronte proprio alle ditte creditrici che molto stanno pressando le istituzioni per evitare il default e con la presenza del vicepresidente della Regione Aldo Reschigna. Un’assemblea conclusa sostanzialmente con un nulla di fatto e con l’impegno comune a navigare a vista in attesa di novità da Roma e da Torino. Il punto di partenza sono i numeri, le fredde cifre del bilancio dell’ente che ha un debito di 13.024.026,32 euro, somma di fatture non pagate (6.967.521,03), di debiti in parte corrente (3.533.773,84) e di contributi da trasferire a enti locali o associazioni (2.702.731,45). Che ha a oggi una disponibilità di cassa (anticipazione di tesoreria, cioè soldi presi a debito) di 2,6 milioni. E che ha un disavanzo importante. Quanto non è certo e deve essere stabilito, perché oscilla tra i circa 9,8 milioni ufficiali del bilancio consuntivo 2017 e i 32,6 che lo studio Delfino, su incarico della neoinsediata Amministrazione Lincio, ha certificato poche settimane fa, indirizzando l’ente verso il default.
“Mai parlato di chiedere il dissesto”, ha detto all’assemblea il presidente Lincio, incontrando il malumore dei fornitori: le ditte che salano le strade, le sgomberano dalla neve o che hanno svolto o svolgono lavori edili. Queste imprese reclamano di veder saldate le proprie fatture. Sinora, anche tramite la cabina di regia istituita ad hoc, s’è provveduto con gli effetti scaduti nel 2017 e certificati con le banche con scadenza fine 2018: 383.000 euro. Altri 560.000 restano in sospeso.
Tornando all’attualità, con i soldi in cassa o in arrivo e senza interventi straordinari a breve, la Provincia può tirare avanti due-tre mesi. È stato il consigliere Giandomenico Albertella a fornire i numeri: “il nostro fabbisogno mensile medio è di 454.000 euro: 300.000 di stipendi, 62.000 euro di energia elettrica, 80.000 di gas, 4.000 di carburanti, 5.000 di telefono, 3.000 euro di noleggio auto. In più ci sono 2,5 milioni di rate di mutui al 30 giugno e 2,4 al 31 dicembre».
Reschigna, che s’è reso disponibile a fare la sua parte, ha promesso un incontro a Torino per mercoledì 5, invitando però a continuare nell’opera di verifica contabile per capire davvero, al centesimo, qual è la situazione. Come detto si naviga a vista. La sensazione è che il dissesto resti un’opzione concreta, che però tutti vogliono evitare per le ricadute sulle aziende creditrici. Si cercherà di traccheggiare, anche magari per traguardare maggio e la scadenza elettorale delle Regionali.