VERBANIA – 15.01.2019 – Sicurezza, incolumità pubblica
e modalità d’intervento in caso di emergenza. S’è parlato di questo –ma non dei progetti di messa in sicurezza– nell’incontro che oggi a Villa Taranto ha avuto come tema centrale la strada statale 34 del Lago Maggiore. Il prefetto Iginio Olita (nella foto) ha convocato i rappresentanti delle forze dell’ordine e la Provincia (che era assente) sulla scorta delle comunicazioni ricevute nei giorni scorsi dai sindaci dell’Unione dei comuni del Lago Maggiore, che nel trasmettere al prefetto le relazioni di Anas e del Politecnico di Torino sulla pericolosità dei versanti a monte della litoranea nel tratto tra Ghiffa e Cannobio, hanno chiesto al massimo esponente locale del governo di convocare un vertice per discuterne i contenuti.
Nella stringata nota stampa diffusa al termine dell’incontro odierno si sottolinea che “l’esame degli elaborati tecnici e la valutazione dei provvedimenti da assumere di conseguenza sono competenza dei sottoscrittori del protocollo”. Il protocollo d’intesa citato è l’accordo a tre Regione-Unione dei comuni-Anas firmato tre mesi fa con cui, con una spesa di 60 milioni di euro, si finanziano i progetti di messa in sicurezza della 34.
Al di là di quanto scritto nel comunicato, tra le righe si legge la posizione di Olita sul protocollo d’intesa. Tra le competenze istituzionali del prefetto non rientrano il coordinamento o il monitoraggio dei lavori, ragion per cui l’incontro odierno s’è limitato a quei temi su cui ha un ruolo attivo: la sicurezza e l’incolumità delle persone. Non va dimenticato, inoltre, che l’intera partita dei lavori alla 34 è da quasi due anni sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Verbania. Per la frana che il 18 marzo 2017 si staccò in località Puncetta e travolse, uccidendolo, il farmacista ticinese Roberto Rigamonti, la Procura di Verbania ha recapitato l’avviso di chiusura indagini (omicidio colposo, lesioni colpose e frana i reati ipotizzati) a sei persone, tra cui –oltre a tre manager Anas e ai due proprietari del terreno– il sindaco di Cannobio e presidente dell’Unione dei comuni Giandomenico Albertella. Secondo il pm Sveva De Liguoro le sue responsabilità sarebbero legate anche al ruolo di presidente dell’Unione dei comuni che, avendo conoscenza della pericolosità dei versanti, non s’attivò compiutamente per mandare avanti i progetti. Si può spiegare anche così, con la volontà di non interferire in questioni all’attenzione di altre istituzioni, la sottolineatura della prefettura sull’incontro di oggi.