VERBANIA – 13.01.2019 – Ha accumulato una serie
di condanne minori per furto ed è stato espulso dall’Italia, eppure il suo conto con la giustizia non l’aveva ancora saldato del tutto. Per il furto di alcuni portachiavi di modesto valore da una villetta d’Anzola d’Ossola il 1° agosto 2015, il 33enne albanese Aurel Deda ha patteggiato 8 mesi e 300 euro di multa. Questo episodio minore, un colpo che non andò a buon fine perché la sorella della padrona di casa entrò in casa mentre lui –insieme a due complici, tutti fuggiti– rovistava tra cassetti e armadi, rientra in un più ampio processo che ha visto a giudizio al Tribunale di Verbania un gruppo di sei albanesi. I connazionali erano topi d’appartamento, accusati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Verbania di 52 tra furti e tentati furti portati a termine nell’arco di 14 mesi tra il 2016 e il 2017. Una volta a giudizio, hanno scelto diversi riti. Deda era uno degli ultimi ancora da giudicare. Il suo avvocato ha chiesto l’applicazione della norma che prevede, per chi è stato espulso dall’Italia (come nel caso del 33enne) di beneficiare di una sorta di desistenza dell’accusa, venuta meno proprio perché il soggetto non è più sul territorio nazionale. Il pm Anna Maria Rossi s’è opposta perché non ne sussistono le condizioni, anche perché il procedimento in corso non si riferiva ai fatti per cui era stato già espulso. Il giudice Rosa Maria Fornelli ha respinto la richiesta e, così, il legale di Deda ha deciso di patteggiare.