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ROMA – 02.12.2018 – Misselling. Tra le parole più ricorrenti

del 2018 una, più delle altre, è entrata a far parte del linguaggio comune. Misselling, che tradotto letteralmente dall’inglese all’italiano significa cattiva vendita, o vendita fraudolenta, è il termine che definisce la pratica di rifilare alla clientela prodotti finanziari, per così dire, deteriorati. Misselling è la causa per la quale l’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) al quale si sono rivolti centinaia di clienti delle banche fallite –Veneto Banca e popolare di Vicenza in particolare– ha accolto la quasi totalità dei ricorsi, assegnando rimborsi per svariati milioni di euro.

Il bilancio dell’attività che l’Acf ha sostenuto nelle controversie tra i risparmiatori “beffati” dalle banche ammesse dal Decreto Milleproroghe alla procedura di ristoro parziale (tra cui, appunto, le due venete) che avevano diritto ai 25 milioni messi sul piatto dal governo parla di 854 ricorsi accolti sui 976 depositati, cioè l’87,5%; e di 36,1 milioni di rimborsi concessi su 44,8 richiesti (80,6%). Gli 854 risparmiatori vittime di misselling hanno diritto al 30% dell’importo assegnato dall’Arbitro fino a un massimo di 100.000 euro l’uno.

 

 

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