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VERBANIA – 01.12.2018 – Agli operatori del centro di accoglienza

che gli avevano comunicato la brutta notizia aveva risposto in maniera violenta, alzando la voce, incolpandoli e arrivando a brandire una mazza di ferro. È iniziato così, il 16 gennaio del 2017, il trambusto al Cas di Arizzano che portò all’intervento della polizia e alla denuncia del profugo africano Souliman Drame, che ora è a processo al Tribunale di Verbania con l’accusa di minaccia aggravata. La causa scatenante della sua reazione fu il diniego, arrivato in quei giorni dalla Corte d’Appello di Torino, alla domanda di asilo politico inoltrata con lo sbarco in Italia, prima del trasferimento nel Vco. L’ospitalità di cui il giovane aveva goduto nei mesi precedenti sarebbe presto finita e, senza aver ottenuto lo status di richiedente asilo, sarebbe diventato a tutti gli effetti un irregolare. Di fronte a questa prospettiva si sfogò contro il personale del centro d’accoglienza e quando prese in mano una mazza di ferro fu inevitabile la chiamata al numero d’emergenza. Gli agenti che intervennero ad Arizzano identificarono Dramè, lo portarono in questura e lo denunciarono. Nell’udienza di ieri, dopo che il Tribunale ha acquisito i verbali della polizia, ha testimoniato l’operatore del centro d’accoglienza, il consigliere comunale e provinciale verbanese Riccardo Brezza, che nel raccontare l’episodio ha ridimensionato l’accusa e, pur confermato che il comportamento dell’imputato sia stato violento, ha fatto intendere di non essersi sentito minacciato. Il giudice Rosa Maria Fornelli ha aggiornato il procedimento al 15 marzo per discussione e sentenza.

 

 

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