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VERBANIA – 29.11.2018 – La paziente 

era perfettamente informata dell’intervento cui sarebbe stata sottoposta e, nonostante i dentisti le avessero detto che era fortemente invasivo e non appropriato, lei aveva acconsentito. È una versione completamente opposta a quella della parte offesa –e dell’accusa– quella che oggi è stata fornita in aula dai testimoni della difesa (imputati compresi) del processo per lesioni colpose aggravate a carico dell’equipe chirurgica del Coq composta dai medici Giuseppe Verdino, Valerio Cotto, Denis Ippolito e Samuele Arnaldo Pozzi Taubert, che il 30 gennaio del 2015 eseguirono l’eradicazione di tutti i denti a una 57enne di Gravellona Toce. Quell’intervento, che in gergo medico (questa perlomeno è la sigla utilizzata nel nosocomio omegnese) è definito dalla sigla “Bco Tot” (Bonifica del cavo orale totale), prevedeva che fossero tolti tutti i denti, e non solo quelli compromessi per cui era stata diagnosticata una “paradentite cronica”. Al risveglio la paziente restò scossa e si rivolse a un dentista privato –l’intervento era stato eseguito a carico del Servizio sanitario nazionale– che le consigliò di rivolgersi a un legale. È nata così l’inchiesta che ha portato i quattro medici a giudizio. Medici che sostengono di aver spiegato alla paziente che cosa sarebbe accaduto in un colloquio congiunto, confermato anche da un altro medico. E che troverebbe riscontro nel fatto che era previsto un appuntamento per la realizzazione di una protesi odontoiatrica completa.

Di fronte a due versioni così differenti, sia il pm Chiara Radica, sia l’avvocato di parte civile Ferdinando Brocca hanno chiesto che si mettessero a confronto i testimoni odierni con la paziente, ma il giudice Raffaella Zappatini ha respinto la richiesta, avviando il processo verso il suo epilogo, che sarà il 17 dicembre con discussione e sentenza.

 

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