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v banca

VENEZIA – 25.11.2018 – Sarà probabilmente

una perizia a stabilire se Veneto Banca era insolvente nel giorno (il 25 giugno 2017) in cui fu posta in liquidazione e “ceduta” a Intesa Sanpaolo. La richiesta di un accertamento tecnico, già disposto nel caso gemello della popolare di Vicenza, è stata avanzata nei giorni scorsi dai legali dell’ex ad di Montebelluna, Vincenzo Consoli, che ha impugnato in Corte d’Appello la sentenza con cui il Tribunale di Treviso, lo scorso 28 giugno, ha dichiarato lo stato di insolvenza di Veneto Banca, prospettandone il fallimento. Nell’esaminare l’istanza, i magistrati di Venezia avevano emesso un’ordinanza con cui chiedevano a Bankitalia, il soggetto che aveva posto sotto esame i conti dell’istituto di credito, di fornire ulteriori elementi tecnici sui crediti deteriorati. La partita, infatti, si gioca tutta sui numeri e sulla classificazione del pesante portafoglio dei crediti della banca. La risposta all’ordinanza fatta pervenire da Palazzo Koch è stata telegrafica: sui crediti deteriorati non sono state prodotte “specifiche analisi e valutazioni”. Da qui la richiesta di una perizia, sulla quale i magistrati si sono riservati una decisione.

La sussistenza dell’insolvenza non è un fatto secondario, a prescindere dai capitali bruciati dalle banche e dalle richieste di risarcimento in corso. Se fosse confermata si aprirebbero le porte del fallimento e, quindi, le ipotesi di reato contestate a Consoli e ad altri manager e funzionari per cui pende un processo a Treviso, s’aggraverebbero, passando da truffa e ostacolo alla vigilanza a bancarotta, dilatando contestualmente i tempi di prescrizione.

 

 

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