VERBANIA - 13.09.2018 - Avevano preso di mira i negozi della catena "Vero caffè", mettendo a segno cinque rapine in poco meno di venti giorni tra l'aprile e il maggio scorso, e creando un comprensibile panico tra i dipendenti. Tutto era cominciato però nel febbraio, con un primo colpo messo a segno a Castelletto Sopra Ticino per un bottino di 6.300 euro, abbastanza per far credere ai due malviventi che rapinare le rivendite di capsule e cialde da caffè fosse facile e fruttuoso. In realtà il provento è andato man mano calando, fino a quando i due hanno cambiato genere, dirigendosi ad un laboratorio di tatuaggi di Samarate (Varese). E' qui che il carabinieri del nucleo investigativo del comando di Verbania, che già li avevano nel mirino, li hanno arrestati in flagranza di reato, era il 24 maggio scorso. Ieri per i due, la notifica in carcere (sono detenuti a Busto Arsizio) dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Verbania Beatrice Alesci che gli addebita 7 rapine in tutto, di cui due a mano armata per un bottino totale superiore ai 10mila euro. Si tratta di due italiani del basso aronese, già gravati da precedenti penali per reati contro il patrimonio: W.B.D, 43 anni e A.B, 52.
Le indagini, condotte dagli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Verbania guidati dal capitano Stefano Covolo, prendono le mosse dalla rapina avvenuta il 30 aprile scorso, al "Vero caffè" di Casale Corte Cerro. E' mattina, il traffico è inteso, i due s'introducono nell'esercizio commerciale e mano in tasca, a far credere alle vittime d'essere armati, in una manciata di minuti mettono a segno il colpo da 150 euro, allontanandosi poi a bordo di uno scooter Yamaha TMAX. Il collegamento con le rapine già effettuate (Castelletto, Tradate, Castellanza) è immediato. Comincia qui un lavoro certosino che spinge gli inquirenti, coordinati dalla procuratrice Olimpia Bossi, a passare al vaglio fotogramma dopo fotogramma, tutte le telecamere di videosorveglianza collocate nei dintorni delle rivendite di caffè; intanto i due colpiscono anche nel varesino: a Somma Lombardo, dove il titolare si dice certo che i rapinatori fossero armati di pistola; e a Parabiago per bottini di poche centinaia di euro. I carabinieri ormai hanno messo a punto un vero e proprio "pedinamento digitale", le immagini corrispondono, gli abiti, i caschi, i mezzi usati sono gli stessi ad ogni colpo. Si ricostruiscono le modalità delle azioni, che partono sempre dopo attenti sopralluoghi. I due giungono in un'area non distante dall'esercizio preso di mira, uno in scooter, l'altro con una Mini Cooper Clubman di colore verde. Si cambiano d'abito, ricoprono la targa del motociclo con un'altra targa, rubata, e si avviano alla volta del negozio. Al ritorno la scena si ripete in maniera inversa. Il quadro risulta chiaro agli inquirenti, che il 24 maggio interrompono la serie, arrestando i due in flagranza di reato nel corso della rapina al negozio di tatuaggi di Samarate, dove avevano prelevato 735 euro, minacciando i presenti con un teaser ad uso veterinario. Strumento capace di una scarica da 5mila volt, adatta per i tori, facilmente mortale per gli uomini, considerata quindi una vera e propria arma.
Le indagini non sono ancora concluse.
Antonella Durazzo
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