
VERBANIA – 23.09.2018 – Una riforma che s’ha da fare,
anche se qualcuno non la vuole. Nell’appuntamento di ieri con gli amministratori del Vco, il governatore piemontese Sergio Chiamparino è stato chiaro nel dire che la legge elettorale regionale va cambiata. “Se c’è la volontà si fa in una settimana – ha spiegato –. Io ho le idee chiare e l’ho detto già alla riunione di maggioranza dell’8 settembre: introdurre la doppia preferenza di genere uomo/donna, garantire almeno un consigliere a ogni provincia, e sostituire il listino con un premio di maggioranza che peschi tra i non eletti”.
La necessità di mettere mano al meccanismo che nel 2019 accompagnerà i piemontesi alle urne è figlia di una riforma del governo Monti che ha ridotto da 60 a 50 i consiglieri di Palazzo Lascaris. La “dieta” prescritta in nome del taglio dei costi della politica non ha visto apportare correttivi con il risultato che le province più piccole, Vco in testa, nell’adattare l’attuale legge al numero di elettori e di scranni a disposizione ha reso altissima la percentuale di voti con cui essere eletti e, di conseguenza, bassissime le chance. Mettere mano alla legge elettorale significherebbe introdurre le quote rosa, ormai inserite in tutte le leggi elettorali, dalle Comunali alle Parlamentari. Riequilibrare significherebbe però togliere spazio ad altri (Torino in prima battuta), una circostanza che nel capoluogo gli attuali eletti e prossimi candidati non vogliono. Né i partiti tendenzialmente vogliono perdere il jolly del listino, che permette di blindare consiglieri in caso di vittoria senza sottoporli al test delle urne. Per questi motivi tutte le proposte avanzate in questi anni si sono arenate, l’ultima volta delle quali la scorsa settimana al termine di un’infruttuosa riunione dei capigruppo. Ma Chiamparino ha intenzione di sparigliare le carte, anche contro i dubbi di chi resiste: “quando vedo che ci sono colleghi consiglieri che antepongono i propri interessi personali a una doverosa riforma della legge elettorale non dico che mi vergogno, però… quasi”.


